
Cos’è la selettività alimentare?
L’alimentazione costituisce un aspetto importante dello sviluppo infantile, che inizia con l’allattamento e prosegue con lo svezzamento e la transizione verso l’alimentazione autonoma.
Durante tale percorso evolutivo possono emergere delle difficoltà alimentari, normalmente transitorie, ma che in alcuni casi possono protrarsi nel tempo configurandosi come veri e propri “Disturbi del Comportamento Alimentare”.
Per alimentazione selettiva (o selettività alimentare) si intende il comportamento di bambini che limitano la loro alimentazione ad una gamma ristretta di cibi preferiti, rifiutandosi di mangiare altri cibi conosciuti o di assaggiarne di nuovi. Questi bambini mangiano solamente cinque o sei tipi di cibi differenti, spesso carboidrati, come pane, patate fritte o biscotti e snacks. Quando il genitore tenta di ampliare la gamma di cibi, il bambino reagisce con rabbia, ansia e disgusto e può manifestare sforzi di vomito.
Da diversi studi emerge che alcuni aspetti disfunzionali della relazione genitori-figlio possono rendere difficili i processi di regolazione e di autonomizzazione del bambino durante l’esperienza dell’alimentazione (Ammaniti et al., 2004). Tuttavia, bisogna considerare anche i fattori di natura genetica come una specifica ipersensibilità sensoriale (Scaglioni et al., 2011) che costituirebbero la base per lo sviluppo della selettività alimentare.
Una percentuale tra il 14% e il 20% dei genitori di bambini in età pre-scolare (2-5 anni di età) riferisce infatti che i loro figli appaiono, molto spesso, selettivi nelle scelte alimentari.
Secondo McCormick & Markowitz gli indicatori utili per identificare bambini con comportamenti compatibili con l’alimentazione selettiva, potrebbero essere i seguenti:
- Il bambino mangia solo i cibi preferiti
- Il bambino si distrae mentre mangia, manifestando scarso interesse per il cibo
- Il bambino assume alcuni alimenti solamente se “nascosti” all’interno di cibi o bevande preferiti
- Il bambino consuma il pasto con lentezza e raggiunge velocemente la sazietà
Selettività alimentare o Disturbo evitante /restrittivo dell’assunzione di cibo?
Nonostante alcuni studi riportano una maggiore assunzione di alimenti altamente energetici, come dolci o snack, tra i bambini con alimentazione selettiva, la maggior parte evidenzia però una globale riduzione dell’apporto alimentare, mancanza di varietà nella dieta nutrizionale e ridotto apporto energetico che porta a un maggiore rischio di sottopeso e ritardo nella crescita (Bachmeyer, 2009). È proprio in questo caso che il bambino potrebbe sviluppare il “disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo” (DSM-5). Questo disturbo si caratterizza per una persistente incapacità di soddisfare le appropriate necessità nutrizionali e/o energetiche, associato a significativa perdita di peso, deficit nutrizionale, dipendenza dall’alimentazione parentale o da supplementi nutrizionali orali e marcata interferenza col funzionamento psicosociale (APA, 2013).
Tuttavia, prima di arrivare a tale diagnosi, è opportuno che si escluda che l’alimentazione selettiva non faccia parte di un quadro più ampio di rigidità ed ipersensibilità sensoriale, legata a un disturbo del neuro sviluppo come il disturbo dello spettro autistico.
Consigli per i genitori
L’alimentazione selettiva potrebbe essere l’espressione di una disarmonia della sfera affettiva ed emotiva del bambino. È perciò necessario indirizzare i genitori verso un’adeguata gestione dei comportamenti, propri e del bambino, durante l’alimentazione. Di seguito alcuni consigli:
- Evitare interventi intimidatori e ricattatori da parte dei genitori, che rischiano di fare diventare l’atto nutritivo uno strumento di potere
- Includere l’intera famiglia nel momento del pasto, promuovendo modalità e dinamiche relazionali , in modo da valorizzare il pasto come momento conviviale.
- Cercare di diversificare le pietanze proposte nei colori, odori e consistenza, utilizzando gli alimenti che il bambino già mangia e rispettando le spontanee inclinazioni mostrate dai figli.
- Eliminare i comportamenti di “pressione a mangiare”, focalizzandosi sull’educazione alimentare piuttosto che sul mangiare
- Programmare momenti in cui cucinare insieme: questa può essere un’attività utile ad aiutare i figli a prendere maggiore confidenza e familiarità con diversi tipi di alimenti.
Area neuropsicologia e salute mentale – Logos Famiglia e Minori
Studio Neuropsicologia e Psicoterapia Guzzino
Writer: Francesca Pia Laura Araneo